Oggi non è il momento delle polemiche e delle recriminazioni, ma non posso sottrarmi dal fare qualche considerazione. Prima di tutto ringrazio le tante persone che in questi giorni mi hanno mandato messaggi di affetto e stima, quelle conosciute nei 25 anni di attività politica e quelle che mi conoscono da sempre, chi mi ha seguita e sostenuta in questi anni e anche quelli che mi hanno criticata. Sono arrivata in Parlamento dopo una “gavetta” che considero un valore. In questi cinque anni ho studiato e imparato tanto, mi sono confrontata con esperienze diverse dalle mie, ma sempre con assoluto rispetto, ho visto da vicino i “luoghi delle scelte politiche”, ho capito cosa apprezzarne e da cosa stare lontana, per rimanere sempre me stessa. Per questo privilegio ringrazio le oltre 5000 persone che mi hanno votata alle primarie per il Parlamento cinque anni fa e tutte quelle che nelle precedenti tornate elettorali (quattro) mi hanno eletta: sempre con le preferenze, sempre mettendoci la faccia. Ho sostenuto con lealtà i governi Letta, Renzi e Gentiloni, lavorando con impegno e serietà, col senso di responsabilità necessario a chi è forza di Governo in un Paese. Al congresso ho fatto una scelta precisa, quella più vicina alla mia idea di partito, che riconfermo anche oggi.
La candidatura al secondo mandato non era certo obbligatoria, ci mancherebbe, ma alla luce di un giudizio positivo del lavoro svolto nella legislatura, giudizio espresso dalla segreteria comunale (con tutti i retroscena ormai noti messi in campo per impedire di rendere pubblica questa cosa), dalla segreteria provinciale (in corner) e dall’unica direzione regionale convocata oltre due settimane fa, a oggi nessun dirigente del PD umbro che ha seguito la formazione delle liste mi ha ancora spiegato perché mi sia stato impedito di sottopormi al giudizio dei cittadini: nemmeno una telefonata.
In realtà la mia domanda è retorica, perché so come sono andate le cose, anzi, invito tutti ad evitare ricostruzioni romanzate sulle scelte che avrebbe fatto Orlando, perché pur comprendendo possano essere strumentali a salvare qualche coscienza, le ritengo bassezze gratuite che si aggiungono alle tante lette e dichiarate in questi giorni. La segreteria nazionale ha preso le sue decisioni (non è chiaro se e con quali vertici politici e istituzionali umbri sia stata condivisa), sicuramente in una situazione difficile e con numeri complicati per soddisfare tutte le esigenze e la mia esclusione sta dentro la selezione “chirurgica” operata soprattutto nei confronti della minoranza, in uno scontro del quale abbiamo abbondantemente letto, che si è concluso con la riduzione del pluralismo nelle candidature e la decisione della minoranza di non votare le liste nella direzione nazionale che ricorderemo a lungo. Non mi permetto di giudicare nel merito le liste, ma contesto il metodo, poco trasparente e poco partecipato, anche in Umbria, dove per la prima volta non c’è stata una direzione regionale che abbia potuto condividere le proposte di candidature che il Segretario regionale avrebbe dovuto far pervenire al Segretario nazionale, come previsto anche nell’art. 1, comma 2 del Regolamento per la selezione dei candidati approvato dalla direzione nazionale del PD il 17 gennaio scorso.
I dettagli della mia vicenda personale non credo interessino a nessuno, soprattutto ora che è iniziata la campagna elettorale. Il senso di responsabilità che ho sempre dimostrato, mi porta ad accantonare alcune questioni per riprenderle dopo il 4 marzo, perché queste settimane dovranno vedere tutto il PD impegnato al massimo, sapendo che l’avversario da contrastare è fuori dal partito: è il populismo e la deriva verso una destra pericolosa, sono le forze antieuropeiste e reazionarie presenti nella scena politica alle quali ci dobbiamo opporre per il bene del Paese.
Dopo il 5 marzo tireremo le somme, senza ipocrisie, parleremo di questo PD, della comunità che un partito deve essere, parleremo di pluralismo interno, di spazio per il dissenso, di bisogno li leadership democratica e inclusiva, di lealtà molto più che di fedeltà al capo, delle idee e della coerenza come valore e non come prezzo da pagare. Mi viene in mente che, forse, se un anno fa non avessi rispettato la mia storia, se avessi forzato le mie idee e piegato un po’ i miei valori, come ho visto fare ad altri senza troppi problemi di coscienza, probabilmente oggi non parleremmo della mia esclusione. Non l’ho fatto e se tornassi indietro rifarei la stessa cosa, con la stessa convinzione, perché miei genitori mi hanno trasmesso valori importanti come l’onestà intellettuale, il rispetto di se stessi, delle proprie idee e la coerenza, valori che ho cercato di trasmettere a mio figlio soprattutto con l’esempio. Loro sono le prime persone che devo sempre poter guardare in faccia senza mai sentirmi a disagio. Anche se questa volta ho pagato per la mia coerenza, resto fermamente convinta che “la coerenza paghi sempre”, bisogna solo saper aspettare e non mollare, mai! Ai tanti che mi chiedono cosa farò, rispondo che ora tornerò al mio lavoro, ma non smetterò di fare politica, perché resto convinta ci sia bisogno di più Politica, quella con la “P” maiuscola che va tenuta distinta dagli atteggiamenti delle persone, dalle miserie umane, quelle sono un’altra cosa. In bocca al lupo a tutti i candidati del PD, in particolare a quelli umbri e grazie a chi si è “sacrificato” per garantire un’autorevole rappresentanza alla città di Perugia, perché la sfida che abbiamo davanti è importante ed impegnativa e riguarda tutti. Chiedo scusa se per la prima volta in tanti anni, uso questo mezzo per parlare anche di me, spero mi sarà concesso.
Sen. Valeria Cardinali