Cirinnà: Bene governo, finisca partita a scacchi troppo lunga

“Sulle unioni civili da due anni giochiamo a scacchi e l’emendamento del governo può farci fare scacco matto. A chi? A tutti coloro che in modo dichiarato o in maniera subdola hanno ostacolato l’iter e a chi ci sfida al voto in aula con l’unico triste risultato di non averci fatto votare l’emendamento Marcucci che avrebbe messo al riparo i contenuti fondanti della legge compresa la stepchild adoption”. Lo dichiara la senatrice del Pd Monica Cirinnà.

“In quell’emendamento da troppi ostacolato e considerato antidemocratico – spiega – c’era la vera volontà e determinazione del Pd, quella di ottenere una legge piena di diritti per le coppie con il riconoscimento della genitorialità. Come ha detto bene Renzi ieri, questa volontà del Pd in Senato non ha i mezzi per essere approvata”.

“Chi chiede di venire in aula a votare escludendo il maxiemendamento del governo – sottolinea – deve sapere che non è una questione numerica di emendamenti (sono circa 500) ma di merito. In particolare di quelli che saranno sottoposti al voto segreto”.

“Poichè il cuore della legge risiede negli articoli 2 e 3 – aggiunge – esporre alle imboscate del voto segreto il riconoscimento di diritto pubblico della coppia, la tutela dei diritti sociali (ad esempio la reversibilità) è un rischio troppo grande. Cosa accadrebbe se sulla scacchiera dovessimo perdere, a voto segreto, i pezzi principali come la regina, la torre e l’alfiere? Non si può giocare con la vita e diritti delle persone”.

“Sono certa che la volontà del governo, con il quale ho lavorato in modo strettissimo in questi due anni – conclude Cirinnà – sia quello di mantenere gli impegni presi con migliaia di cittadini e le loro famiglie e per riportare l’Italia in Europa sul tema dei diritti. Aspettando di vedere il testo del maxiemendamento, che spero sia rispondente ai punti fondanti del ddl, mi auguro che il Parlamento voglia al più presto portare a conclusione questa partita che coinvolge il futuro di tanti cittadini che ancora non possono dirsi pienamente tali”