In queste ore sono tante le immagini, i ricordi e le testimonianze legate al terremoto che ha sconvolto la comunità umbra e di altre tre regioni esattamente un anno fa. Il primo pensiero va indubbiamente alle vittime, alle loro famiglie e a tutta la popolazione colpita da questa calamità. Un ringraziamento non retorico a coloro che a vario titolo hanno collaborato sin dalle prime ore per far fronte alla difficile emergenza, lo Stato nelle sue articolazioni, Protezione civile, Vigili del Fuoco, Carabinieri, CRI e tutti i volontari che hanno svolto costantemente attività di supporto alla popolazione. La presenza costante delle Istituzioni e il lavoro del commissario Errani, che ringrazio per quanto fatto in questo anno con le Regioni, le Province e i Sindaci, hanno permesso di fare molto, ma tanto resta ancora da fare. Le leggi e le risorse economiche messe in campo da Governo e Parlamento per andare avanti ci sono, molte difficoltà burocratiche sono superate da norme e ordinanze, perciò non vanno confuse con la capacità organizzativa e l’assunzione di responsabilità necessarie. Occorre chiudere al più presto la fase di emergenza, con il ripristino della viabilità, la rimozione delle macerie che ancora ci sono, gli interventi per le attività produttive e la consegna di tutte le “casette” come da programma, per passare alla ricostruzione, che dovrà essere sí veloce, ma soprattutto di qualità, perché abbiamo visto quanto la sicurezza e la vita delle persone siano strettamente legate alla qualità della ricostruzione e proprio l’Umbria ha rappresentato un modello virtuoso in tal senso. C’è poi tutta la partita dei Beni Culturali, nella quale il ruolo delle Soprintenze e delle Autorità religiose è stato e continua ad essere fondamentale e per l’Umbria in particolare si tratta di un patrimonio davvero ingente e significativo da recuperare. Il tempo è importante, bisogna evitare che per motivi di lavoro, di studio o per la ricerca di soluzioni abitative che tardano ad arrivare, la gente si sposti altrove per poi non tornare più nei luoghi dove è sempre vissuta, provocando un irreparabile impoverimento del tessuto economico, sociale e produttivo del territorio. Occorre ancora la collaborazione di tutti, continuare ad ascoltare e comprendere le preoccupazioni della gente, migliorare dove è possibile e necessario, senza nasconderci le difficoltà, ma lontani dalle inutili polemiche, perché l’obiettivo comune deve essere quello di restituire al più presto a queste comunità il diritto di pensare ad un futuro possibile.